I due poeti che raccontano la Siria attraverso l’amore e l’esilio

Quest’anno sono uscite le traduzioni di due raccolte di poeti siriani: Le mie poesie più belle di Nizar Qabbani e Il luogo stretto di Faraj Bayrakdar.

Ne ho scritto qualche giorno fa per Internazionale:

“Se trovi qualcuno che ti ama come il poeta siriano Nizar Qabbani ha amato le sue donne, sei a cavallo”, ho pensato mentre leggevo Le mie poesie più belle, la raccolta pubblicata quest’anno da Jouvence (traduzione dall’arabo di Silvia Moresi e Nabil Salameh).

Amami senza preoccupazioni
e perditi nelle linee della mia mano.
Amami per una settimana, per qualche giorno
o solo per qualche ora…
non mi interessa l’eternità.

Non c’è scampo da questo amore: emerge da ogni singola pagina di questo volumetto che raccoglie trenta delle poesie predilette da Nizar Qabbani, poeta e diplomatico che nacque a Damasco nel 1923 da una famiglia della borghesia damascena, si innamorò, fu riamato, girò il mondo e morì a Londra nel 1998.

Le sue poesie sono state la colonna sonora di chissà quante storie d’amore nel mondo arabo. Mai nessuno prima di lui, nella poesia araba, aveva cantato così l’amore e le donne. Lo ricorda Silvia Moresi nell’introduzione, quando cita lo scrittore sudanese Tayeb Salih, uno dei più importanti autori di lingua araba, che in un’intervista disse: “Gli amanti non hanno conosciuto il vero significato dell’amore finché non hanno letto le poesie di Qabbani”.

[La lettura continua qui]

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AVVISO: Lettori romani, sabato 17 dicembre alla Libreria Griot si terrà la presentazione della raccolta “Le mie poesie più belle”. Con me ci saranno Silvia Moresi, co-curatrice e traduttrice del libro e Simone Sibilio, docente di letteratura araba alla Ca’ Foscari di Venezia ed esperto di poesia araba. Vi aspettiamo dalle 18.30!

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