Arriva in libreria “Nel blu tra il cielo e il mare”, il nuovo romanzo di Susan Abulhawa

La scrittrice Susan Abulhawa (di origine palestinese, vive in Pennsylvania negli USA, ed è di espressione anglofona), dopo il successo internazionale del suo primo libro Ogni mattina a Jenin, torna in libreria con un nuovo romanzo: Nel blu tra il cielo e il mare (“The blu between sky and water”). Che esce oggi in italiano per Feltrinelli, in anteprima rispetto all’edizione inglese pubblicata da Bloomsbury Publishing UK, prevista per il prossimo maggio. 

copertina nel blu

Dalla sinossi sul sito della Feltrinelli:

ll romanzo si apre con una voce narrante, quella di Khaled, bambino di dieci anni la cui morte è vicina. Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio­tempo degli spiriti, racconta la sua storia e quella delle donne della sua famiglia. Una storia che si apre molti anni prima, a Beit Daras, sulla via diretta che dalla Palestina conduce verso il Cairo. Lì vivono Umm Mamdouh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamdouh. La donna è tristemente nota nella zona per non avere un marito e temuta per il suo essere in connessione col mondo degli spiriti. Poi il disastro, è il 1948, l’anno della Nakbah, e la famiglia, cacciata dal paesino dai bombardamenti israeliani, subisce le prime perdite: Mariam è uccisa, Nazmiyeh stuprata e Mamdouh ferito gravemente a una gamba. La madre scatena il djinn contro gli invasori, uccidendone molti prima di soccombere a sua volta. Per i sopravvissuti comincia la dura esistenza di profughi: Mamdouh si trasferisce all’estero in cerca di fortuna e finisce negli Usa con la moglie. Ha un figlio che morirà giovane, dopo aver rinnegato le sue origini arabe, e che gli lascerà un’amatissima nipotina, Nur. Nazmiyeh scopre di essere incinta e sa che il figlio è frutto dello stupro: con il sostegno del marito decide di tenerlo (Mazen diventerà un leader della lotta palestinese, torturato e incarcerato per oltre vent’anni); col tempo arrivano altri nove figli tra cui l’unica femmina Alwan, a sua volta l’erede della speciale capacità di sentire e vedere i djinn della famiglia.

Susan Abulhawa è nata da una famiglia di palestinesi in fuga in seguito alla Guerra dei Sei Giorni del 1967. Cresciuta in un orfanotrofio di Gerusalemme, da adolescente si trasferisce negli Stati Uniti dove diventa biologa.

Nel 2002 torna in Palestina per andare a Jenin, il campo profughi teatro di un orribile massacro, che è stato raccontato dal bellissimo documentario “Jenin Jenin”, del regista palestinese Mohammed Bakri (link al documentario su youtube qui). Il viaggio a Jenin le cambia la vita.

Al ritorno dalla Palestina viene licenziata e il giorno dopo si mette a scrivere il romanzo, come ha raccontato in questa breve intervista:

Ogni mattina a Jenin (Feltrinelli, 2011) è un bel libro che si legge in modo molto scorrevole. Anzi, a volte lo si legge molto di corsa perché il tempo lento della lettura non riesce a tenere il passo con gli avvenimenti narrati. Ha un gran pregio questo romanzo, secondo me: racconta la storia della Palestina degli ultimi 60 anni in modo cronologico, alternando fatti storici a vicende romanzesche senza perdere il ritmo della narrazione. E per questo, è un libro che si fa leggere da tutti.

Oltre ai due romanzi, nel 2013 Abulhawa ha pubblicato una raccolta di 36 poesie, scritte nell’arco di 5 anni, dal titolo My Voice Sought the Wind (ed. Just World Books); ha fondato l’associazione Playgrounds for Palestine che si occupa dei bambini dei territori palestinesi occupati, ed è un’instancabile attivista.

my voice sought the wind

Il suo nuovo libro (336 pp., euro 16) è stato tradotto dall’inglese da Silvia Rosa Sperti, già traduttrice del primo romanzo di Abulhawa. I diritti per le traduzioni sono già stati venduti per: spagnolo (Spagna/Sud America), finlandese, tedesco, olandese, norvegese, portoghese (Brasile), svedese, turco e Bahasa indonesiano (Ogni mattina a Jenin è stato tradotto in più di 30 lingue).

(Copertina dell'edizione inglese)
(Copertina dell’edizione inglese)

E ancora…

A gennaio sono stati organizzati più di 40 reading in diverse città in tutto il mondo in supporto del popolo palestinese e in omaggio alla letteratura palestinese: ne ho parlato qui “One Book, Many Communities: la letteratura palestinese per tutti

Ogni mattina a Jenin: un viaggio editoriale al contrario – editoriaraba

Racconta, Palestina: piccola guida nella Palestina della letteratura per capirne di più – editoriaraba

La memoria come luogo dell’identità, la letteratura come resistenza. Incontro con Susan Abulhawa – Osservatorioiraq

5 commenti

  1. Grazie per l’anteprima! Io ho letto “Ogni mattina a Jenin” e sicuramente leggerò anche questo secondo romanzo tradotto in italiano!!
    La storia mi sembra molto bella e coinvolgente!

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