Blogging day per Ahmed Naji

Nel giorno in cui PEN America assegnerà il premio PEN/Barbey Freedom to Write Award al blogger, giornalista e scrittore egiziano Ahmed Naji (anche Nagy), condannato a due anni di carcere, gli attivisti di Egypt Art on Trial/ضد محاكمة الخيال hanno indetto una giornata di scrittura e blogging per Naji.

L’obbiettivo è quello di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso di Naji e di tutti gli scrittori e gli intellettuali egiziani che si trovano in carcere per aver espresso, o messo per iscritto, le proprie idee.

Il giovane Naji era stato accusato (e per questo incarcerato) di aver “offeso la morale pubblica” per aver pubblicato sulla rivista egiziana Akhbar al-Adab il capitolo 6 tratto dal suo ultimo libro, استخدام الحياة (L’uso della vita), in cui viene raccontata una giornata del protagonista che contiene alcune scene di sesso, alcool e droga.

Da un estratto del capitolo (tradotto da Elisabetta Rossi e Fernanda Fischione e pubblicato da editoriaraba nel novembre scorso):

Cosa fanno i giovani nei loro vent’anni al Cairo?

Leccano pupille, leccano fiche, succhiano il cazzo, leccano la polvere o inalano erba mista a sonniferi? Fino a quando queste pratiche feticiste continueranno ad essere eccitanti, innovative e vivificanti? Quelli che adesso siedono in questa stanza, durante la loro adolescenza hanno provato molte droghe, nel periodo dell’università e anche dopo. Ma guardali ora, sono tutte isole separate che non trovano un senso ai loro giorni se non quello di stare insieme. Viviamo qui succhiandoci il piacere a vicenda.

Mona mi stava accanto alle casse, gli occhi appena socchiusi, come se la sua anima fosse con le scimmie della musica sul soffitto, mentre il suo corpo era mosso dalle vibrazioni acustiche che si diffondevano dalle casse.

Ma col tempo fu chiaro quanto le droghe fossero noiose. O, più precisamente, di quanto non bastassero. Se qualcuno di noi si fosse lasciato cadere con tutte le scarpe nell’amore per le droghe, la sua vita sarebbe finita in pochi mesi. Questo era ciò che dicevano la scienza e l’esperienza. Noi che rimaniamo in questa stanza siamo troppo vigliacchi per finire la nostra vita in questo o in qualsiasi altro modo, forse perché siamo attaccati alla speranza, siamo attaccati all’amore, all’amicizia.

Come compenso a tutto ciò che fa ai suoi abitanti, il Cairo non regala loro altro che amicizie assolute e solide, non per libertà di scelta, ma per necessità del destino. Dice il detto: «Va’ al Cairo e ci troverai i tuoi simili». Non ha senso fumare da soli, e il cibo non ha gusto se non hai nessuno da guardare, nessuno su cui soffermarti a contemplare il movimento della bocca che mastica sostanze nutritive cancerogene con un sorriso soddisfatto.

Il libro è in corso di traduzione in italiano e verrà pubblicato in autunno con il titolo Vita: istruzioni per l’uso dall’editore Il Sirente, con il sostegno di Amnesty International.

Nei giorni scorsi si sono svolte decine di manifestazioni a sostegno di Naji in tutto il mondo, Italia compresa. A Bari, grazie ad un’idea di Caterina Pinto e Silvia Moresi, ieri è stato organizzato un reading teatrale tratto dal capitolo 6 del libro: per l’occasione, l’artista Vito Savino ha realizzato una bellissima immagine, che è stata anche condivisa e commentata dal sito web egiziano Youm al-Sabi’.

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Sabato invece, al Salone di Torino, durante la maratona letteraria Quaderni dal carcere arabo, è stato letto un estratto dal capitolo incriminato:

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