Vi presento Saleem Haddad e “Ultimo giro al Guapa”

La settimana scorsa VICE ITALIA ha pubblicato una mia intervista con Saleem Haddad, l’autore di Ultimo giro al Guapa, che in italiano è stato pubblicato da e/o nella traduzione di Silvia Castoldi.

Il romanzo ha suscitato molto clamore perché ha per protagonista Rasa, un giovane traduttore arabo di 27 anni che vive in una imprecisata città del Medio Oriente e che è gay. Il romanzo prende avvio da quando Teta, la nonna di Rasa con cui il giovane vive, lo sorprende a letto con Taymour, il suo compagno. Comincia così per Rasa un percorso a ritroso sugli ultimi anni della sua vita, passati alla ricerca di sé e del suo posto nel mondo. Ambientato in un mondo post 11 settembre e post rivolte arabe, Ultimo giro al Guapa non è un romanzo gay come alcuni giornali hanno voluto chiamarlo.

E’ un romanzo di formazione che affronta moltissimi nodi irrisolti della nostra contemporaneità: a partire dai concetti di “arabità” e “musulmanità” (cosa ha significato, per esempio, essere arabo nell’America del dopo 11 settembre?), fino alla critica all’imperialismo occidentale, passando per la crisi delle società arabe, dove la società civile è strozzata da dittature liberticide e interpretazioni estremiste delle religioni.

Solo una domanda non è uscita su VICE (domanda che forse interesserà i lettori di questo blog che vivono in Medio Oriente):

Si trova nelle librerie nei paesi arabi? Ti piacerebbe che venisse tradotto in arabo?

Il libro è in vendita a Beirut, nelle librerie del gruppo Antoine e a Dar al Bistro, ad Amman in Giordania e a Ramallah. È andato molto bene e le librerie lo hanno riordinato. So che non è disponibile in Egitto. Comunque la disponibilità dei libri in genere dipende anche da quanto i librai o i lettori hanno sentito parlare del libro. Dato che il romanzo è diventato molto popolare nella comunità LGBT in Medio Oriente, i lettori hanno chiesto ai librai di ordinarlo. Oh, e sì, spero che venga tradotto in arabo. Tra un mese sarò a Beirut e spero di riuscire a trovare un traduttore. È una cosa a cui tengo molto perché vorrei che fosse disponibile anche per il pubblico di arabi non anglofoni. Il libro è uscito da poco comunque quindi penso che ci voglia un po’ di tempo, ma ha avuto alcune buone recensioni su diversi media arabi indipendenti quindi sono ottimista.

Per il resto, l’articolo comincia così:

Dopo la sparatoria nel locale gay di Orlando del 12 giugno scorso, in solidarietà alle vittime della strage, su Facebook ha iniziato a circolare l’immagine qui sopra (cfr. qui). La didascalia recita: “Il mio pensiero va alle vittime dell’attacco omofobo di Orlando. In questa foto ci sono tre arabi en travesti. Al diavolo l’omofobia, al diavolo l’islamofobia, e al diavolo gli ipocriti che usano l’una per giustificare l’altra. Avete tutti le mani sporche di sangue. E se questa foto ti offende, hai le mani sporche di sangue anche tu.”

A scrivere è Saleem Haddad, una delle tre persone fotografate, e se inizialmente il suo messaggio ha parlato soprattutto a coloro che si riconoscono nella comunità LGBT araba o musulmana, il passo al resto del mondo è stato breve.

Saleem Haddad è un giovane scrittore e attivista nato a Kuwait City da madre tedesco-irachena e padre palestinese-libanese, e dopo aver vissuto tra Kuwait, Cipro, Giordania e il Canada, ora si è stabilito a Londra. Con il suo compagno e il loro cane. E ancor prima che il suo nome comparisse sopra quella foto, sulla vita dei gay nel mondo arabo ci aveva scritto un romanzo, Guapa, che ha avuto un successo strepitoso ed è stato recentemente tradotto in italiano per edizioni e/o con il titolo Ultimo giro al Guapa.

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Il protagonista di Ultimo giro al Guapa, Rasa, ha 27 anni e vive in una con la nonna in una città del Medio Oriente senza nome, stretta tra una dittatura liberticida e il fondamentalismo religioso. Una mattina all’alba la nonna lo trova a letto con Taymour, il suo fidanzato. È subito ‘eib, vergogna, quel sentimento che impregna da sempre la vita di Rasa. Da qui e dall’arresto di Maj, drag queen e migliore amico di Rasa, prendono avvio il romanzo e la ricerca dell’identità e della libertà personale del protagonista, che dovrà confrontarsi anche con la sua “arabità” e “islamicità” e scoprirà che le etichette che si appiccicano a chi proviene dai paesi arabi e musulmani sono difficili—se non impossibili—da staccare.

Ho contattato Saleem per parlare del libro, ma soprattutto di identità, di islamofobia e omofobia—a partire da Orlando e da quella foto.

VICE: Vorrei partire da quanto accaduto a Orlando poche settimane fa. Qual è stato il tuo primo pensiero? Saleem Haddad: Quando ho letto cosa era successo, il mio primo pensiero è stato: speriamo che non sia un arabo o un musulmano. In quanto parte della comunità LGBT mi sono subito sentito solidale con le vittime, naturalmente, e ho pensato che quello era stato un attacco contro di me. Ma ero anche furioso perché mi trovavo nella situazione in cui mi dovevo anche preoccupare di come i media si sarebbero occupati dell’intera faccenda se fosse saltato fuori che era stato un arabo o un musulmano a fare la strage.

E poi, con l’emergere dei dettagli, la reazione dei media e della politica è arrivata. Infatti. Subito dopo abbiamo assistito a Donald Trump che diceva che dovevamo attaccare il terrorismo islamico, a Hillary Clinton che diceva che dovevamo bombardare ancora di più l’Isis [il responsabile della strage, Omar Mateen, avrebbe giurato fedeltà allo Stato Islamico poco prima della sparatoria], e tanta altra islamofobia. Io non sono nemmeno musulmano, ma mi sento di farne parte in qualche modo: sono cresciuto in società musulmane e ne ho visto gli aspetti positivi e negativi, so quanto tutto sia molto più complesso di come viene raccontato. All’interno della comunità LGBT nel mondo arabo e musulmano ci siamo sentiti bloccati: era come se dovessimo giustificare la nostra esistenza. Non c’era spazio per il nostro lutto.

Per non parlare poi di stati omofobi come l’Egitto e l’Arabia Saudita, che si sono subito affrettati a condannare l’attacco ma si sono rifiutati persino di menzionare la sessualità delle persone uccise. Quel giorno ho vissuto molte emozioni diverse ma, soprattutto, ho provato un’immensa tristezza e moltissima rabbia.

Così hai postato quella foto su Facebook che è diventata virale nel giro di pochissimo. Quando l’abbiamo scattata non avevamo intenzione di postarla. L’avevamo fatta la notte prima per noi, e ci sono anche io. Ma dopo gli attacchi abbiamo sentito che era politicamente importante postarla: non tanto per attaccare quelli che usano l’islamofobia e dire che in quanto arabi e musulmani queer noi siamo parte di questa comunità che era stata attaccata. Era importante metterla online, piuttosto, per dimostrare quell’ipocrisia latente per cui se tu, persona qualunque, trovi quella foto offensiva, anche se dici che l’attacco di Orlando è stato orribile e tragico, ma ti senti offeso dall’omosessualità, per me tu sei parte di quello che è successo. Sei parte di quella cultura che ha creato Orlando e quindi ne sei responsabile.

Nel tuo romanzo, Ultimo giro al Guapa, affronti già alcuni di questi temi. Come ti è venuta l’idea di scriverlo? Ho sempre voluto scrivere una storia gay ambientata in Medio Oriente e raccontare della comunità LGBT locale, di cui non si sente mai parlare, ma ho faticato molto per trovare il giusto punto di vista. È stato nel 2011 [con l’inizio delle rivoluzioni arabe] che per la prima volta ho avuto l’idea di provare a raccontare questa storia, ma ci ho messo quasi due anni e mezzo a completare il romanzo. Nel 2011 c’erano molto ottimismo e speranza nell’aria, e nella mia testa fantasticavo all’idea di dare alla mia storia un happy ending. Ma quando gli eventi hanno cominciato a diventare sempre più complicati anche la mia, di storia, ha preso un’altra piega: è diventata più introspettiva e si è trasformata in una storia sull’identità in tempi complicati e pieni di contraddizioni.

Per continuare a leggere, cliccate qui!

Ah, dimenticavo: Saleem sarà in Italia nei prossimi mesi a Padova e Palermo. Fossi in voi andrei a sentirlo, dice cose interessanti e ben argomentate.

Padova: 22 luglio @Incontri culturali

Palermo: 16 ottobre @Festival delle Letterature migranti

3 commenti

  1. […] Spiccano inoltre alcuni casi particolari: il romanzo dell’egiziano Nagi, che gli è costato due anni di carcere in Egitto; la pubblicazione, a distanza di decenni, del poeta siriano Qabbani e, contemporaneamente, di un altro siriano, Bayrakdar, esordiente assoluto in italiano; cambia editore la saudita Alem, che da Fazi passa ad Atmosphere nella collana “La biblioteca araba”, al cui interno troviamo altri due sauditi, Abdo Khal, esordiente, e Badriya al-Bishr, tradotta nel 2015; il romanzo scandalo della vincitrice del Goncourt Leila Slimani e il vero successo di quest’anno di questa lista, il giovane Saleem Haddad con il suo esordio di fuoco Guapa. […]

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