Aprendo questo blog avevo stabilito di non occuparmi di politica del mondo arabo. Perchè considero i libri e la letteratura un posto sicuro in cui potersi riparare, in cui rifuggire per “fuggire” dalle brutture del mondo.
Ovviamente sono consapevole di quanto suoni naive questo atteggiamento e soprattutto fuori luogo quando rivolto alla realtà dei paesi arabi, dove storia, politica, attualità e letteratura sono interconnessi a livelli inimmaginabili.
Questa lunga premessa serve ad introdurre una notizia terrificante, fra le tante che giungono ormai da più di un anno dalla Siria: oggi a Damasco lo scrittore siriano Khaled Khalifa, autore de L’elogio dell’odio (Bompiani, 2011), finalista dell’IPAF nonchè attivista, è stato trascinato via dalla folla durante un funerale e aggredito brutalmente dalle forze di polizia. Un resoconto più completo dell’accaduto lo si trova su SiriaLibano.
Khaled Khalifa è lo stesso scrittore che si era rivolto agli intellettuali di tutto il mondo qualche mese fa affinchè denunciassero i massacri che il regime siriano stava perpetrando in Siria:
So che la scrittura è impotente e nuda al cospetto dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano le nostre città e i nostri civili, ma non ho alcuna invidia del vostro silenzio complice della morte del mio popolo.
Shady Hamadi lo ha ricordato con questo video, in cui compare in un puntata de L’infedele di qualche tempo fa.
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Non ho ancora letto il suo Elogio dell’odio, ma vorrei davvero poter leggere ancora tanto di questo coraggioso uomo.
[…] portato all’estremo forse è simboleggiato dalla scelta stilistica dello scrittore siriano Khaled Khalifa, che è passato (almeno per ora) dallo scrivere romanzi allo scrivere status su […]
[…] (Bompiani, 2011) è il romanzo che ha fatto conoscere in Italia lo scrittore siriano Khaled Khalifa, che da quando è iniziata la guerra civile in Siria è in prima linea per far conoscere al mondo […]
[…] Khalifa è rimasto in Siria negli ultimi due non facili anni: nel maggio del 2012 era stato aggredito dalle forze di polizia, arrestato e poi rilasciato con una mano rotta. È di qualche settimana fa invece la notizia che […]
[…] A ritirare il premio in sua vece è stato il giornalista e scrittore Sayed Mahmoud che ha letto il discorso scritto dal vincitore, in cui Khalifa ha voluto parlare della scrittura tra le atrocità e la morte nella sua Siria. Siria, che, lo ricordo, Khalifa non ha mai lasciato, neanche dopo essere stato vittima di una brutale aggressione. […]
[…] siriano. A causa della sua attività da intellettuale dissidente, è stato oggetto di censura e di atti di brutalità da parte del regime. Di recente è stato costretto a lasciare la Siria, dove aveva sempre vissuto, e […]
[…] del popolo siriano. A causa della sua attività da intellettuale dissidente, è stato oggetto di censura e di atti di brutalità da parte del regime di Bashar al-Assad. Dopo un periodo all’estero, negli Stati Uniti e in […]
Gentile Chiara Comito,
mi permetta, ma come aveva deciso di non occuparsi di politica? Da quando la seguo, ha dato sempre spazio a voci contro il governo legittimo di Bashar al-Assad. Perché non ricordare contro lo stato sovrano siriano si sono coalizzati 85 stati imperialisti per ridurla come la Libia in cenere? Perché dimentica tutto il sangue versato dai soldati dell’esercito regolare siriano contro i tagliagole al servizio dell’imperialismo?
In attesa, grazie per l’attenzione.
Stefano Valsecchi
Grazie per il commento antimperialista ad un articolo di 7 anni fa.